Da
“Gazzetta Livornese” :
“Questa mattina, prima che
spuntasse l'alba, si spengeva , dopo una lunga malattia sopportata
con stoica rassegnazione,una nobile ed onesta esistenza, nella
persona del Rab.Cav. I.Costa.
Il parlare oggi delle sue virtù è
cosa ardua.
I vincoli di parentela e di affetto
che mi legavano a Lui, e la piena del dolore che provo per tale
irreparabile perdita, mi impediscono di scrivere estesamente delle
virtù di Lui.
Di sentimenti religiosi, ma scevro
da ogni vano pregiudizio, appartenne a quella grande falange
umanitaria, che è la Massoneria, fondando in Livorno, nei tempi più
difficili, varie officine Massoniche , fra le quali la R.:
L.:
Unitaria e la R.:
L.:
Amici Veri Virtuosi ,presiedendone ancora per molti anni i
destini.
Amico di Garibaldi e di Mazzini,ebbe
lunga corrispondenza con questi fautori della Unità Italiana, e
cooperò efficacemente per il risorgimento dell'Italia.
Sorto da umili natali, a furia di
studio si elevò, dandosi poi allo insegnamento, infondendo nella
gioventù che lo ebbe a maestro il culto della Patria, il sentimento
di libertà ed il rispetto alle istituzioni; scrittore, parlatore
facile ed elegante, le opere di Lui furono apprezzate in Italia ed
all'estero.
Insignito dell'ordine cavalleresco
della Corona d'Italia, e modestissimo, si fregiò di tale insegna il
giorno che commemorò, con splendido elogio funebre,nel Tempio
maggiore israelitico,il Padre della Patria, il Re Galantuomo.
Muore non lasciando censo alla
famiglia, perchè tutto il suo, che acquistò onestamente, lo dedicò
ai suoi congiunti,e per alleviare gli afflitti che più volte a lui
ricorrevano e che mai rimandò senza conforto e senza soccorso.
Di Lui, che scende oggi nel
sepolcro, si può ben dire come di Bajardo, che vi scende un uomo
senza macchia e senza paura.
A.C.
Livorno, 12 decembre 1897
Lo stesso giornale
informa poi che “il trasporto della salma del compianto Rab.Cav.
I. Costa avrà luogo lunedi 13 corrente,alle ore 14,muovendo dalla
casa dell'Estinto, posta in via Bernardina.
Il 13
dicembre 1897 , lo stesso giornale riporta questa descrizione dei
funerali, sotto il titolo “Trasporto funebre” :
“Imponentissimo
è riuscito il trasporto funebre del compianto Rab. Cav.I. Costa . La
Università Israelitica con pietoso e delicato pensiero aveva preso
l'iniziativa delle onoranze dell'estinto. Sulla bara figuravano le
insegne dell'ordine massonico,33° grado, la Croce di Cavaliere
della Corona d'Italia e la cappa sacerdotale. Al trasporto han preso
parte, oltre la famiglia e i congiunti, l'Università Israelitica ,
gli insegnanti e gli alunni delle Scuole Pie, tutte le Confraternite
Israelitiche, una folla di amici e di estimatori del defunto”.
Naturalmente
anche la stampa ebraica dette grande risalto alla scomparsa dello
stimato Maestro.
Il
“VESSILLO ISRAELITICO” scrive:
“La Com. di Livorno è
stata provata dalla sventura colla morte del Rabb. Cav. Israel Costa
uno dei migliori e più dotti suoi figli,avvenuta il 12 corr.a 78
anni. Ottimo cittadino e patriotta per eccellenza, egli fu ne' primi
moti rivoluzionari , in attiva corrispondenza con Mazzini e Garibaldi
e scrisse, nell'ebraico idioma ch'egli maneggiava assai
correttamente, prose e poesie patriottiche, preghiere per la salvezza
dell'Italia e de' suoi difensori.
Ma dove più rifulse
l'ingegno suo è nelle opere didattiche.
Scrisse una grammatica
ebraica ch'ebbe due edizioni, un Dizionario (in cui collaborarono
anche i rabbini Funaro e Cabib), cento raccontini ( Mikvè Israel)
che servono assai bene per iniziare i
giovanetti nella
traduzione dell'ebraico in italiano;favole in versi ed altre poesie (
Jascir Israel); racconti in prosa,aneddoti (Chinahar Israel) e
scrisse sul testamento Semama, su varie questioni rituali e fu
segretario, per quasi mezzo secolo, della Commissione rabbinica, e fu
membro del Comitato centrale dell'Alliance israèlite e diresse una
tipografia ebraica e fu amato e stimato da cento e cento alunni che
ora piangono la sua morte.
Devoto,senza fanatismo,
di condotta irreprensibile, dotto senza ostentazione, la sua
conversazione era piacevolissima, il suo tratto gentile assai.
Quantunque da varii anni
indebolito di vista e di forze, ei volle ognora star sulla breccia e
nell'ultimo nostro viaggio ci dissero ch'era intento appunto in que'
giorni a dare gli esami agli alunni del Collegio Rabbinico.
Pei funerali lasciamo la
parola al nostro corrispondente Arrigo : “il trasporto funebre
dell'Ecc.mo Rabb. Cav. Israele Costa è riuscito
imponentissimo,solenne. Tutti i giornali cittadini hanno tessuto le
lodi dell'esimio maestro, del dotto cultore delle buone lettere
ebraiche, dell'uomo venerando, ai funebri del quale han preso parte e
il fiore della Comunità israelitica e molti correligionari di tutte
le classi sociali. Reggevano i cordoni del feretro uno degli
amministratori dell'Università, uno dei deputati al culto, uno fra i
deputati delle scuole,l'Ecc.Rabb. Cav. Benamozegh, il Rabb. Dr.
Colombo e l'onorevole Deputato Gaetano Bacci. Al cimitero parlarono
in lode dell'estinto il cav. Augusto Cave Bondi, amministratore della
Comunità; il Dr. Rabb. Samuele Colombo, membro della Commissione
rabbinica e il vice Rabbino Giuseppe Alvarenga a nome degli allievi
del nostro Collegio. Le loro parole ispirate da venerazione e da
affetto verso il chiaro rabbino commossero gli astanti”.
Chi potrà prender il
posto di tant'uomo? (F.S.)
חבל
דאבדין ולא משתכחין *
Su IL
CORRIERE ISRAELITICO è invece Raffaello Ascoli **( “notista”
come si definiva egli stesso, noto anche come “Raffaelino Ascoli”,
autore anche di “Gli ebrei venuti a Livorno” ) a tracciare un
affettuoso ricordo del Rav Costa, “uno dei più stimati e
stimabili discepoli del sommo letterato Abram Benedetto Piperno”.
Conclude Ascoli il suo pezzo con queste chiare e significative
parole:
“La sua vita privata è
un gioiello; amico sincero, padre affettuoso, tutto ei fece per tutti
ed ebbe sempre il primo pensiero pei suoi; niuna lode possiamo dargli
maggiore, basta dire che qui a Livorno fu amato da tutti e ciò basta
per addolcire per quanto è possibile il duolo acerbo della sua
famiglia diletta”.
* Citazione dalla Ghemarà, Massechet Sanhedrin, sottolineante il particolare rammarico per la perdita di Grandi.
** “Framassone
del grado 33.:”
come lo appella,ripetutamente definendolo “l'ebreo”, in alcuni
passaggi assai poco amichevoli verso la Massoneria e gli ebrei,
“Civiltà Cattolica”, accennando alle logge Unitaria e Garibaldi.
Notizie
di commemorazioni giungono anche da altrove,ad esempio Vercelli dove
tenne “un
bellissimo discorso “ il
locale “Ecc.mo
Rabb.Magg. Cingoli”.
Sempre
il “Corriere Israelitico” riporta poi una nota ( “Solenni
esequie”) circa
una commemorazione avvenuta a Livorno la sera del 9 gennaio 1898 alla
presenza di “tutte
le cariche della Comunità, nel Tempio maggiore parato a lutto...”.
Si
apprende quindi che “il
ministro officiante,accompagnato dal coro,recitò le preci d'uso. Nel
mezzo del Tempio ergevasi un ricco catafalco appese al quale stavano
delle epigrafi ebraiche,lavoro del dottissimo Rabbino Elia
Benamozegh”.
Bella
ed invidiabile caratteristica della stampa ebraica dell'epoca era di
ospitare confronti,anche serrati ma sempre educati, non solo tra
lettori ma anche tra Rabbini, unitamente al dare spazio a voci
critiche.
A
margine delle esequie al Rav Costa, non meravigli quindi che trovi
spazio anche il curioso trafiletto de IL VESSILO ISRAELITICO che, a
firma “n.c.”
che
pare si debba intendere come “nota di cronaca” ci parla
criticamente di un “mikvè collettivo” livornese degli addetti
alle onoranze funebri......:
“Qui
fece molta impressione un fatto che.....poco si accorda coll'igiene
di cui si vanta a ragione fautrice la religione israelitica.
Nell'occasione della morte del Cav. Rabb. Israel Costa ( come si fa
sempre per la morte dei Rabbini)tutti coloro che debbono fare le
acafod al Cimitero, la Rehizà e la fossa ,sono tenuti a fare il
bagno di rito (Tevilà). Erano in tutto 17 individui . E sapete cosa
è avvenuto? Tutti questi diciassette uno dopo l'altro hanno fatto il
bagno senza mai cambiar acqua! Immaginate voi il 17° come ne usciva
pulito e profumato? Perchè i Rabbini permettono ciò? O non sarebbe
meglio certe cose abolirne o farle per bene? “
Anche
questo uno spaccato di una grande Livorno ebraica dei tempi che
furono e alla quale, con tutte le debite proporzioni,non mi pare che ci si voglia adeguatamente ispirare.
Gadi
Polacco